Quando si sceglie l’olio per la propria tavola, si può fare una selezione tra i marchi che aderiscono ad un protocollo di produzione ben definito, come per l’olio IGP o per l’olio biologico.
IGP è una sigla che sta per Indicazione Geografica Protetta.
Si tratta di un marchio di qualità, che può essere ottenuto solo per i prodotti agricoli o alimentari, che siano legati al proprio territorio, almeno in una fase produttiva.
La zona geografica di riferimento estesa alle regioni, è importante per definire da dove proviene l’olio d’oliva; l’ampio territorio in cui dovranno essere svolti i processi di produzione e trasformazione.
Per l’IGP Sicilia, quindi, tutte le fasi della produzione dell’olio avvengono all’interno della regione.
I produttori di olio EVO IGP devono attenersi a delle regole rigide, contenute nel disciplinare IGP, che viene fatto rispettare da un organismo di controllo indipendente.
Le varietà di ulivo da utilizzare (al 90% minimo) sono varie, specialmente per l’olio siciliano IGP. Tra le più famose ci sono la Moresca, la Nasitana, la Minuta, il Brandofino, la Biancolilla – solo alcune tra le tante. Ad occhio e a naso, un olio Sicilia IGP si riconosce dal colore verde intenso, dal profumo che presenta note di pomodoro verde, carciofo ed erba fresca…
Secondo il disciplinare, gli oliveti devono essere coltivati seguendo le modalità proprie della zona geografica indicata, per mantenerne le caratteristiche qualitative.
Si tratta di tecniche agronomiche tramandate da generazioni, migliorate oggi con la ricerca e nuovi strumenti, pur mantenendone le peculiarità di un tempo.
La raccolta delle olive deve avvenire nel periodo tra il 1 settembre e il 30 gennaio, con una produzione unitaria massima non oltre i cento quintali di olive per ettaro. Deve essere portata al frantoio entro 48 ore dalla raccolta, all’interno di impianti di molitura siciliani. L’olio si estrae con processi meccanici o fisici, e con una resa massima delle olive non oltre il 24%.
Altri criteri dell’olio extravergine IGP Sicilia sono i parametri chimici: acidità massimo 0,5%, perossidi massimo 12 Meq 02 / Kg, polifenoli totali almeno 100 mg/kg, e gli alchil-esteri minori di 30mg / kg.
Olio Biologico
La differenza, oppure il punto in più di un extravergine d’oliva, può essere la sua coltivazione cosiddetta bio.
L’olio extra vergine bio viene coltivato e prodotto seguendo le norme che regolano questo tipo di coltivazione.
Il disciplinare di produzione del biologico è severo, e il produttore deve seguire un iter che rispetti l’ambiente, la natura, il paesaggio agrario – evitando lo sfruttamento intensivo del suolo. Preferibilmente, la produzione di olio EVO bio, dovrà essere anche ottima per metodi di risparmio energetico e rispetto delle condizioni di lavoro degli olivicoltori.
Inoltre e soprattutto, deve essere un olio d’oliva di elevata qualità.
Deriva da una produzione agricola che non inserisce pesticidi, rispetta il ciclo naturale dell’olivo, e contribuisce al ripristino dell’ecosistema.
È fondamentale, che un olio di produzione biologica non presenti nessun tipo di OGM (organismo geneticamente modificato).
Come si riconosce? L’olio extravergine d’oliva bio riporta l’etichetta con il logo europeo del biologico. In uno sfondo verde, spicca una foglia composta da dodici stelle bianche, con al centro una cometa.
Il rispetto dei disciplinari che unisce olio biologico e IGP in una sola produzione, crea un prodotto di alta qualità, sicuro nel gusto e nella genuinità.
Ogni fase di coltura e produzione valorizza l’olio isolano, seguendo dei criteri per cui un olio extravergine d’oliva possa ottenere il marchio di tutela IGP e quello bio.
Viene ottenuto da varietà di oliva definite, in una determinata zona, con sistemi di tracciabilità di coltivazioni, frantoi e confezionamento.